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Fine dell’attesa, i nuovi possibili scenari

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Il tempo (infinito) dell’attesa che alcuni scenari si sbrogliassero sembra essere terminato: a inizio giugno, infatti, il calo dei tassi da parte della BCE e le elezioni europee hanno ridefinito il nuovo e sempre temporaneo assetto macroeconomico e politico all’interno del quale i mercati continuano ad operare. Non ci sono state di certo sorprese, ma senz’altro, anche negli esiti prevedibili, non mancano alcuni punti d’attenzione da monitorare.

Tra conferme e nuovi scenari in Europa

Le elezioni del Parlamento Europeo, avvenute con un’affluenza media degli Stati del 51%, ha confermato la maggioranza centrista, consentendole di guadagnare ulteriori seggi. La coalizione Ppe, Socialdemocratici e Liberali, tuttavia, non potrà considerarsi autosufficiente e dovrà necessariamente aprire ad altre alleanze. 

Emergono senza dubbio l’ascesa della destra nazionalista e un indebolimento dell’asse franco-tedesco sul quale si è basata fin qui l’integrazione europea, in quanto i due Paesi si trovano a far fronte ad un momento di crisi interna: entrambi si confrontano con il peso crescente dei partiti di estrema destra e, in particolare, la Germania, sembra non avere una guida forte e stabile per la nuova era. L’assegnazione dei seggi è al momento ancora provvisoria in quanto mancano i risultati definitivi di Estonia, Italia, Lettonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna, ma grossomodo, les jeux sont faits. 

Per l’Italia, le elezioni comunitarie hanno rappresentato il banco di prova per il Governo in carica, che ha ottenuto un largo consenso. Invece, in Francia, il Presidente Macron ha indetto elezioni anticipate già durante i primi spogli elettorali (si vota il 30 giugno); solo pochi giorni prima l'agenzia S&P aveva declassato il rating francese a AA-, comportando una reazione negativa dei mercati, a causa del timore che vi potesse essere un nuovo aumento del debito pubblico. Cosa peraltro possibile, visti i programmi di spesa presentati dalle coalizioni sia di sinistra, che di destra, senza un corrispondente chiaro percorso di aumento delle entrate.

Modi indebolito, ma confermato: quali i prossimi passi per l’India?

Le grandi elezioni indiane hanno altresì confermato le forze politiche in carica e l’operato del Premier Modi, seppur senza la piena maggioranza. Come evidenzia il Financial Times, il mondo finanziario e le grandi imprese richiedono leader forti, quindi ci si chiede come evolverà il terzo mandato con un’opposizione più ampia e il partito in carica indebolito. Se, da un lato, ci si aspettava una nuova stagione di riforme “per trasformare l'India in un'economia manifatturiera, includendo un codice del lavoro più flessibile e una legislazione che agevoli l’acquisto di terreni agricoli”, dall’altro è più probabile si prosegua elaborando un nuovo round di incentivi legati alla produzione, come sussidi per le industrie manifatturiere orientate all'esportazione, e provando a rendere l'India un'economia sviluppata entro il 2047, ma non senza nuove resistenze. 

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’India è destinata a diventare la terza economia mondiale entro il 2027: le riforme avviate nell’ultimo decennio hanno incentivato la sua crescita. La sua produzione manifatturiera e di materie prime sarà centrale per riuscire a soddisfare la domanda globale, pur considerando l’emergere di nuove economie comunque popolose; i redditi crescenti dovrebbero portare allo stimolo di nuovi consumi e delineare una nuova quota di ultraricchi, così da incentivare la richiesta di prodotti e servizi esclusivi e di alto livello.

La digitalizzazione e l’ottimizzazione del sistema infrastrutturale a supporto della logistica sono due dei principali fattori trainanti, così come l’apertura ai mercati e la creazione di forti relazioni commerciali in tutto il mondo. Per non dimenticare che il Paese fa parte dei BRICS, raggruppamento economico che conta alcune fra le principali grandi economie emergenti e in crescita, che potrebbe avere un peso sempre più rilevante nel contesto globale . Dell’evoluzione dell’economia indiana e dei BRICS, ne avevamo scritto anche qui.

Inflazione e tassi d’interesse, è tempo di nuove prospettive?

Secondo i dati condivisi dall’Istat, nel mese di maggio l’inflazione si è mantenuta sullo stesso livello del mese precedente (+0,8%). La stabilizzazione del ritmo di crescita si deve principalmente al calo delle tensioni sui prezzi dei beni alimentari lavorati che sono passati da +2,5% a +1,8%, dei servizi relativi ai trasporti, da +2,7% a +2,4% e dei servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,6%). Tuttavia, il rallentamento risulta attenuato per quanto riguarda i prezzi degli energetici non regolamentati (da -13,9% a -13,5%) e si è interrotto per gli energetici regolamentati, registrando un aumento dello 0,7%. Il prezzo del petrolio scende, ma resta alto: a giugno 78 dollari al barile in media (era a 90 in aprile); al contrario, il prezzo europeo del gas va in direzione opposta, salendo a 34 €/mwh a giugno, da un minimo di 26 a febbraio: ciò si scaricherà sui prezzi di elettricità e gas per famiglie e imprese. Inoltre, in leggera accelerazione vi sono i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,8% a +4,3%). La prossima condivisione è prevista per il 28 giugno, di fatto la prima rilevazione dopo che la BCE ha abbassato i tassi di interesse di 25 punti base.

Quello della BCE è infatti il primo taglio ai tassi di interesse in cinque anni, a seguito degli aumenti che hanno caratterizzato il ciclo di rialzo iniziato a luglio 2022. La BCE ha inoltre alzato le sue prospettive di inflazione per il 2024 e il 2025 e non ha dettagliato il suo percorso di riduzione dei tassi, segnalando che ulteriori tagli potrebbero tardare ad arrivare continuando a seguire un approccio dipendente dai dati, riunione dopo riunione. Secondo un sondaggio condiviso da Morningstar, i mercati prevedono una probabilità del 12% di un ulteriore taglio della BCE nella riunione del 18 luglio e del 63,4% di un taglio a settembre; il dibattito sulla possibilità di un terzo taglio nel 2024 è molto acceso e i mercati non prevedono più di due tagli. "L'ultima cosa che la BCE vorrebbe fare è alzare i tassi nell'ipotesi che i dati dell'inflazione del mese prossimo dovessero tornare a salire. Così la ricetta sta nel non prendere decisioni affrettate", ha dichiarato Michael Field, European market strategist di Morningstar.

Pil, debito pubblico e la procedura di infrazione

La nota di giugno di Banca d’Italia evidenzia che il PIL del Paese aumenterà dello 0,6% nel 2024, dello 0,9% nel 2025 e dell'1,1% nel 2026. Senza la correzione per le giornate lavorative, la crescita sarà dello 0,8% nel 2024 e nel 2025 e dell'1,2% nel 2026. L'attività economica beneficerà dell'aumento della domanda estera e della ripresa del reddito disponibile, ma sarà influenzata negativamente dalle condizioni di finanziamento ancora restrittive e dalla riduzione degli incentivi per l'edilizia residenziale, che peseranno sugli investimenti.

Intanto il debito pubblico continua a crescere, raggiungendo i 2906 miliardi, toccando ad aprile un nuovo massimo storico; secondo le stime del governo contenute nel Def, il debito italiano supererà i 3.000 miliardi di euro l'anno prossimo.

Negli ultimi 12 mesi, il debito è aumentato di 91,5 miliardi di euro. Questo dato proviene dalla rilevazione mensile della Banca d'Italia, che specifica che l'intero incremento è attribuibile alle amministrazioni centrali, mentre il debito delle amministrazioni locali e degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile. 

Nel frattempo, la BCE ha aperto una procedura d’infrazione per deficit eccessivo, accorgimento che scatta quando un Paese membro non rispetta uno dei due parametri del Patto di Stabilità, ovvero quando il disavanzo di bilancio supera il 3% del Pil o Il debito pubblico supera il 60% del Pil e non diminuisce di 1/20 l’anno (nella media dei tre precedenti esercizi). Nel caso dell’Italia, la procedura arriva per disavanzo eccessivo; seguiranno, da parte del nuovo esecutivo, raccomandazioni per agevolare il percorso di rientro.

Congiunta economica e alcuni dati sul settore immobiliare

Secondo Confcommercio, le ultime informazioni congiunturali sono meno buone delle attese. Il profilo in declino della produzione industriale evidenzia le difficoltà di una parte rilevante del sistema imprenditoriale. Confindustria ha rilevato una leggera contrazione dello 0,4% nel primo trimestre dell’anno e condivide il calo dell’indice HCOB Pmi del mese di maggio, sottolineando anche l’attestarsi della fiducia delle imprese a livelli modesti. Sulle grandi imprese, invece, si stima un miglioramento nella produzione per il mese in corso.

 

A maggio,risulta confermata la debolezza dei consumi che ha registrato una diminuzione dell’ICC dello 0,3% sia rispetto al mese, che all’anno precedente.. In pratica, il calo delle vendite di auto e la diminuzione delle presenze turistiche a partire da aprile, non sono stati compensati da un aumento in altre categorie di spesa delle famiglie. Servizi e il turismo potrebbero così non essere sufficienti a rilanciare la spesa.

 

Secondo i dati di Confindustria, il settore delle costruzioni  insieme a quello dei servizi, ha alimentato la buona dinamica del PIL italiano nel 1° trimestre. 

Per quanto riguarda gli scenari relativi al mercato immobiliare, nel primo trimestre del 2024, l’Istat ha rilevato che la crescita annuale dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie (indice IPAB, indice dei prezzi delle abitazioni), si è stabilizzata, interrompendo il periodo di rallentamento iniziato nella seconda metà del 2022. Questo aumento è principalmente dovuto all'incremento del 5,4% dei prezzi delle abitazioni nuove, mentre i prezzi delle abitazioni esistenti sono aumentati solo dello 0,8%.

Il numero di compravendite di abitazioni nel primo trimestre del 2024 registra però ancora una riduzione in tutto il paese: l'ultimo rapporto dell'Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) dell'Agenzia delle Entrate indica che nel primo trimestre del 2024 le compravendite immobiliari hanno subito un calo del 7,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Sono state compravendute quasi 155 mila abitazioni, registrando una diminuzione del 7,2% rispetto al primo trimestre del 2023.

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